A quasi sessant’anni di distanza dalla frana del 1956, continua la lunga storia di inefficienza e passività della nostra classe politica. Il crollo del muro di contenimento di Palazzo d’Avalos è un disastro più volte annunciato, una “ciliegina sulla torta” della fallimentare gestione Lapenna, soltanto ultimo della lunga lista di politici colpevoli di incuria e pressappochismo.
Già nel 2010 il consigliere comunale Francescopaolo D’adamo aveva individuato e documentato una lesione lungo il muro di contenimento dei giardini napoletani. Da mesi gli attivisti M5S di Vasto denunciano lo stato di abbandono in cui sta agonizzando Palazzo d’Avalos, perla e simbolo della nostra città. E a dicembre scorso un sopralluogo di esperti aveva rilevato delle criticità sulle quali era necessario intervenire subito.
Perché non è mai stato fatto nulla?
Dove sono finiti i 140 mila euro che sarebbero stati stanziati nel piano triennale dei lavori pubblici? Sono soltanto chiacchiere?
Ma soprattutto: davvero Lapenna pensa di cavarsela con la lettera inviata pochi giorni fa a D’Alfonso? E’ chiaro a tutti che quella lettera, in cui il sindaco di Vasto invoca a gran voce un intervento urgente sul rischio frane, è stata una maniera furba per scaricare le proprie colpe in anticipo, nella consapevolezza che le forti piogge in arrivo avrebbero potuto causare danni, come è infatti avvenuto.
Il sindaco Lapenna ha avuto anni per risolvere la questione e adesso pensa di farla franca con una letterina al suo collega di partito, scritta appena qualche giorno prima del maltempo?
D’Alfonso ora promette di “tamponare, reagire e ricostruire”. A furbizia e promesse avremmo preferito un po’ di intelligenza e prevenzione per evitare il crollo, invece di vedere i responsabili “reagire” in modo emergenziale soltanto dopo il fattaccio. Ma questo è il copione a cui ci hanno abituato decenni di politici inadeguati, più spettatori che attori, carnefici e mai artefici del nostro destino.
M5S Vasto